CANONICI REGOLARI DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

 

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La Voce della Comunità Cric - Dicembre 2023 - 77

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La Voce della Comunità Cric - Settembre 2023 - 76

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La Voce della Comunità Cric - Aprile 2023 - 75

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La Voce della Comunità Cric - Dicembre 2022 - 74

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La Voce della Comunità Cric - Settembre 2022 - 73

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California: 8 dicembre 2020: ingresso di 6 nuovi novizi!


Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione sono una Congregazione di sacerdoti e fratelli, che vivono la vita in comune secondo la Regola di Sant’Agostino. In particolare, praticano la devozione a Maria, con il titolo di “Immacolata“. Si dedicano a tutti gli impegni propri del ministero sacerdotale, in particolare nelle parrocchie.

I Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione sono stati fondati dal sacerdote francese Dom Adrien Gréa, che volle dar vita ad una congregazione che si occupasse della santificazione del clero per mezzo della vita in comune, la preghiera liturgica e la penitenza apostolica. Egli voleva unire la vita religiosa e quella diocesana creando dei “religiosi del Vescovo”, dei religiosi che vivano in pieno la diocesanità.

L’8 settembre 1871 segnò l’inizio della comunità, alla quale Pio IX, benedicendola, aveva imposto il nome di Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione.

Costituzioni n. 1:   “Essi fanno parte della Confederazione dei Canonici Regolari di Sant’Agostino in virtù del decreto della Congregazione dei Religiosi del 2 luglio 1961”


SU INTERNET:

 

http://www.cricitalia.com/ (SITO UFFICIALE ITALIANO)

https://canoniciregolari.wordpress.com/  (BLOG)

https://www.facebook.com/LavocedeiCRIC (pagina Facebook)

 



ANNO GIUBILARE

150° FONDAZIONE

COMUNITÀ CANONICI REGOLARI

DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

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È CONCESSA

L' INDULGENZA PLENARIA

- secondo le condizioni stabilite –

per quanti si recheranno nelle Chiese Parrocchiali

affidate alla cura della Congregazione CRIC

8 settembre 2020 – 8 dicembre 2021

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“Guardare il passato con gratitudine,

per vivere il presente con passione

e abbracciare il futuro con speranza!”

(Papa FRANCESCO, 2014 - Lettera ai consacrati n.1,2,3)

 

L’8 settembre 2021 ricorrono i 150 anni della Professione perpetua di Dom Adriano Gréa e dei suoi primi quattro compagni, resa nella cappella della casa di Saint-Claude (Jura-Francia) nelle mani del Vescovo Louis-Anne Nogret, che così approvò le regole della Comunità dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione.

Dom Gréa ricorderà l’8 settembre 1871 non come ricorrenza individuale o di gruppo, ma come «festa» per la Chiesa e nella Chiesa: «Oggi il mio povero vecchio cuore vive una doppia e triplice festa. Sono certo che oltre oceano anche voi fate festa con me. Festa della nostra Madre; festa del suo umile servitore che il martire sant’Adriano riveste con la sua porpora, con la sua rossa veste… Anniversario anche della definitiva fondazione della nostra Congregazione con la professione perpetua dei suoi primi religiosi.» (Lettera del Gréa a Cyprien Casimir e confratelli del Callao, 8 settembre 1908).

Per il nostro fondatore, "ricordare" significa innanzi tutto "gioire insieme", gli uni per e con gli altri. La «stella» di Maria ci dà la rotta per attraversare gli oceani esistenziali del cuore, superare la solitudine attraverso la comunità, vincere la tentazione delle zattere solitarie con la generosità della barca che non affonda, ancorché sovrabbondante di pesci.

L'Anno Giubilare dall’8 settembre 2020 fino all’8 dicembre 2021 non propone pertanto una memoria "a ritroso", bensì la ri-scoperta della chiamata a gettare le reti, dispiegare le vele, prendere il largo. Ricordare non per guardare indietro, ma per aprirsi a chi ci sta innanzi e ci precede sempre, nei pensieri come nelle azioni: il Signore e i fratelli.

 “Guardare il nostro passato con uno spirito di gratitudine” richiede oggi come allora riconoscere che «il centro non è il carisma, il centro è Gesù Cristo» (Pierangelo Sequeri), la comunità non è un noi chiuso fatto di ricordi, ma un noi aperto al confronto, agli amici, ai fedeli, in sostanza "ai fratelli tutti in Cristo Gesù".

La storia di 150 anni di vita comunitaria chiede a ciascuno - singolarmente e all'interno di ogni realtà dove viviamo - di ricostruire quanto si è disperso, restaurare quanto si è rovinato, sanare quanto fa soffrire, perché il nostro "rendere grazie" sia innanzitutto un dire e un fare "bene": benedire e santificare. Solo in questo modo ri-percorrere diventerà sinonimo di pro-gredire: andare avanti insieme per tutti, nell'unità di una famiglia Cric presente nei luoghi dove è nata e si è diffusa nel tempo (Francia, Italia, Perù, Canada, Inghilterra, California, Brasile), chiamata oggi a raccontare la propria storia per rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni. Ritrovare e rinnovare la nostra unità: questo l'antidoto alla tentazione di "celebrarci", di interpretare la nostra comunità come "appartenenza". Rinverdire la nostra radice ci permette invece di celebrare il Signore e scoprirci come identità, segno e testimonianza del Risorto che ci precede nelle vie del mondo.

Vorrei fare mie le parole di Papa Francesco in occasione dell’Anno per la Vita Consacrata (2014), quando ci invita a “vivere il presente con passione. La grata memoria del passato ci spinge, in ascolto attento di ciò che oggi lo Spirito dice alla Chiesa…a diventare ‘esperti di comunione’, testimoni e artefici di quel ‘progetto di comunione’ che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio”.

 Allora potremo “abbracciare il futuro con speranza”, trasformare le difficoltà di ogni esistenza umana e anche della stessa vita consacrata in punti di leva per superare le angustie del mondo.

Scrive ancora Papa Francesco: “La speranza di cui parliamo non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cf 2Tm 1,12) e per il quale «nulla è impossibile» (Lc 1,37). È questa la speranza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo…” (Lettera ai Consacrati 2014).

 In questo anno siamo chiamati a sperimentare che Dio può colmare il nostro cuore di vera felicità. È solo così che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità può alimentare la nostra gioia e che “il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita… «Dove ci sono i religiosi c’è gioia» (Lettera ai Consacrati).

Abbracciare il futuro con speranza non vuol dire abbracciare un’entità astratta o virtuale, né si abbraccia il tempo o la storia, ma l’oggetto del nostro abbraccio “devono essere persone, uomini e donne che vivono in questo mondo…e se vogliamo che il gesto sia sincero e non assomigli a una mano morta…occorre che corrisponda a quel che sentiamo dentro di noi, che proviamo affetto per questa realtà umana, affetto vero” (Amedeo Cencini).

È sempre Papa Francesco che citando Gustav Mahler ci richiama alla necessità che «la tradizione significhi tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri». La nostra memoria grata si edifichi realmente sulla roccia della speranza; la nostra comunità non sia una appartenenza comoda e stretta, ma una identità radicata in Gesù e arricchita dall'incontro con gli altri. Il nostro distinguerci dal mondo sia riconoscersi solo nel Signore e la nostra gioia sia piena, traboccante ogni giorno per l'incontro con i fratelli che Lui ci dona e noi non possiamo, non dobbiamo né scegliere, né tantomeno escludere.

Il Signore benedica questo Anno Giubilare, Maria Immacolata, Sant’Agostino e i Santi dell’Ordine canonicale ci accompagnino verso un futuro costruito sull'Amore dove l'abbraccio al presente, sull’esempio e sulle orme del nostro fondatore Adriano Gréa, ci indirizza verso la mèta. Che la nostra origine sia davvero la nostra mèta.

 

padre RINALDO, Superiore Generale


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