PARROCCHIE DELLA XXXI Prefettura (Prefetto: don Roberto Cassano):

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- SS. CROCIFISSO, Via di Bravetta 332 - 00164

tel. 06-66153856

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- SAN BRUNO, Largo San Bruno 2 - 00163

tel. e fax 06-66.15.08.63

e-mail: parroco@sanbrunoparrocchia.org
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- SAN GIROLAMO a Corviale, Via dei Buonvisi 3 - 00148

tel. 06-65.50.194 - fax 06-65.19.36.95

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- SACRA FAMIGLIA, Via di Villa Troili 48 - 00163

tel. e fax 06-66.41.41.25

e-mail: SacraFamigliaaVillaTroili@VicariatusUrbis.org

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- SAN PAOLO della Croce, Via Poggio Verde 319 - 00148

tel. e fax 06-6555672

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- NATIVITA' DI MARIA, Via di Bravetta 633 - 00164

tel. e fax 06-66150371

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- S.MARIA della PERSEVERANZA, Via della Pisana 95 - 00163

tel. e fax 06-66.63.762

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IN RICORDO DI SUOR LEONILDE

( 3 agosto 2021)

 

Prencipe Gaetana, in religione suor Leonilde, è una suora di “Nostra Signora della Compassione”.

E’ nata a Manfredonia (Fg) il 28 luglio 1934.

A 24 anni, dopo attenta riflessione e condivisione di vita, ha chiesto di entrare tra le suore della Compassione. Terminata la formazione richiesta, il 15 agosto del 1967, si è definitivamente consacrata con la professione perpetua.

Tutta la sua vita è stata un servizio umile, generoso, condito di disponibilità e amore sia nella cura agli ammalati presso la clinica “Villa Morghera” di Napoli, sia nell’accoglienza delle orfane nella comunità di Palata (Cb).

Dopo questa esperienza vissuta con entusiasmo e abnegazione, l’obbedienza le ha chiesto di recarsi nella comunità di Bravetta assumendo l’impegno di sacrestana sia per la comunità delle suore, che per la nostra parrocchia che si apprestava alla sua realizzazione. Infatti le varie attività liturgiche e pastorali avevano tra i punti di riferimento la cappella delle suore.

Tutti ricordiamo come Padre Lorenzo fosse premuroso e attento alla realizzazione della medesima, condividendo con i parrocchiani e con le suore la sua fattiva collaborazione e preoccupazione.

Suor Leonilde di è anche impegnata nella cura delle suore anziane e ammalate, compito svolto con impegno costante e creativo, malgrado le piccole difficoltà incontrate, ma superate con facilità grazie al suo carattere solare e gioioso.

Dopo un periodo di sofferenza dovuto alla sua malattia, suor Leonilde è tornata alla casa del Padre il 3 agosto 2021, lasciando in eredità a tutti coloro che l’hanno conosciuta un esempio di vita: di preghiera, di umiltà, di disponibilità alla volontà di Dio come il loro fondatore, Padre Barthès, ha loro raccomandato di vivere in riferimento a Maria ai piedi della Croce.

 

 

Edicola mariana nel Forte Bravetta




Parco dei Martiri di Forte Bravetta

Realizzato tra il 1877 e il 1883 su un’area di circa undici ettari, e oggi all’interno della Riserva Naturale Valle dei Casali tra la via Aurelia e la via Portuense, Forte Bravetta è uno dei 15 fortini costruiti in quella che un tempo era la prima fascia periferica di Roma. 

Progettato come postazione d’artiglieria in difesa della Capitale, venne successivamente trasformato in caserma e deposito militare. 

Utilizzato già durante il regime fascista come luogo di esecuzione delle sentenze di morte, il Forte è tristemente famoso perché, con l’occupazione militare tedesca della città (1943-1944), qui furono giustiziati numerosi partigiani e militari. Per questo motivo, il luogo divenne un simbolo della resistenza romana e dei valori della difesa della libertà. Un monumento posto all’ingresso ricorda i nomi di 77 patrioti, sei dei quali fucilati il 3 giugno 1944, a poche ore dall’arrivo degli Alleati.

Nel dopoguerra e fino ad alcuni anni fa, Forte Bravetta è stato adibito dall’Esercito a deposito di munizioni. Dismesso dai militari, è passato alle competenze del Demanio Pubblico e, dal 2009, è di proprietà del Comune di Roma che ha destinato questo luogo della memoria collettiva.

L’area ha riaperto al pubblico nel 2011 come Parco dei Martiri.

https://turismoroma.it/it/luoghi/parco-dei-martiri-di-forte-bravetta



Cappella di Sant'Agata a Villa York




I missionari tra noi

 

I missionari non sono solo nel terzo mondo, ma sono presenti anche nella nostra Parrocchia ridonandoci quella testimonianza di fede che, probabilmente, hanno ricevuto nel loro paese da qualche missionario: penso ai due seminaristi della Consolata che ci aiutano nella liturgia e, da quest’anno, nella catechesi; alle suore di Nostra Signora della Missione (vedi la foto in alto) che hanno la Casa Generalizia a due passi dalla nostra Chiesa e che condividono quotidianamente la liturgia con noi; alle suore della Compassione che vengono dall’Africa o dalla Birmania; alle suore coreane che hanno casa in via di Bravetta così come le Francescane Immacolatine, molte delle quali provengono dalle Filippine o dall’India, così come le suore Figlie di San Giuseppe. Infine, sperando di non aver dimenticato altri, penso alle Suore del Verbo Incarnato (Serve del Signore e della Vergine di Matarà, domiciliate in via di Castelbarco) e ai Figli dell’Immacolata Concezione che hanno la Casa Generalizia al Padre Monti (in particolare p. Jorge, argentino, e p. Hector, brasiliano che collaborano spesso con noi)…

 

Vi presento i missionari della Consolata che domenica 18 ottobre animano le Messe delle 10.45 e delle 12.15:

Al secondo anno di presenza in mezzo a noi, Herman, proveniente dal Kenia, e Miguel, dalla Colombia, ci aiutano nella catechesi e nel servizio liturgico. Lo scorso anno con loro c’era anche Martin (proveniente dal Kenia), che verrà ordinato Diacono fra pochi mesi a Torino dove ès tato trasferito da inizio settembre.

Chi sono i Missionari della Consolata?

Sono una famiglia di persone, sacerdoti e laici, che si impegnano a portare il vangelo nel mondo. La loro famiglia religiosa è stata fondata dal beato Giuseppe Allamano nel 1901, sacerdote torinese che ha voluto dedicarsi alla formazione dei sacerdoti da mandare in missione. Sono oggi circa 1000 missionari a cui aggiungere le suore del ramo femminile.

Sono presenti in Africa, in America Latina e in alcuni paesi asiatici ed europei. La loro casa di formazione è in via della Consolata. 


Un Servo di Dio nel nostro quartiere: Fr. Bonifacio Pavletic

 

Figlio dell’Immacolata Concezione, il beato fr. Bonifacio è tumulato nella Chiesa del Padre Monti (accanto al Conad). E’ possibile visitare la sua tomba domenica mattina, 1° novembre, oppure mercoledì 4: basta suonare al portone e chiedere di pregare alla tomba del beato. Può essere anche l’occasione per rivedere la Chiesa che per tanti anni ha ospitato la nostra Parrocchia per la Messa delle ore 11.

 

Giovane testimone del Vangelo

 

Ivan Pavletič nacque il 25 giugno 1864 in Croazia. Visse la sua fanciullezza nell’alveo delle più sane tradizioni cattoliche in una famiglia agiata, di prestigio e ricca di fede. A undici anni, nel giro di trenta giorni, perse i genitori. La prova non turbò la sua fede che lo spinse a consacrarsi nella comunità dei Figli dell’Immacolata, accolto dal beato Luigi Monti, fondatore e superiore della comunità.

Mori il 4 novembre 1897 per tubercolosi a 33 anni a Roma, nella casa da dove era partita la chiamata di Dio. Qui avvertì anche l’ultimo appello: vivere tra i santi nella visione di Dio. Come religioso testimoniò l’amore di Dio, essenza della santità.

Fu forte nelle prove della vita, perseverante negli ideali, umile lavoratore nella gioia di dare un servizio, fedele al carisma di carità. Egli è stato un vero adoratore di Dio e della sua volontà. 




Donato

L’articolo è scritto da p. Nino Bucca, parroco del SS. Crocifisso e pubblicato sul blog parrocchiale www.santissimocrocifisso.net. Lo riporto non solo in quanto è una bella testimonianza di vita, ma anche perché Donato era spesso a pregare anche da noi.

 

Lo trovavo ogni mattina già davanti al cancello, quando aprivo la chiesa alle 7.30. Si era dato un incarico che non voleva cedere a nessun altro: accendere la corona sul capo della statua della Madonna. Poi, dopo una visita alla “cappella dei santi”, continuava il suo dialogo con Maria. Vedendolo da lontano, intuivo che si dicevano cose che non potevano non essere semplici, ma ad un tempo essenziali.

Mi chiamava “il capo”, ci rideva su di cuore, ed era bello vederlo. Non aveva più legami su questa terra: ogni tanto veniva a segnare una messa per i suoi cari, regolarmente con un nodo alla gola quando li rammentava per nome. E guai a tentare di rifiutare l’offerta, a lui vestito di stracci! Dormire dapprima dentro un’utilitaria e poi in un capanno non era necessità, ma una scelta di vita. “La libertà – mi aveva detto un paio di anni fa da un letto dell’ospedale San Carlo di Nancy – è come un fiore: una volta che l’hai gustato non te ne stacchi più”.

E Donato di fiori se ne intendeva, perché nella vita era stato giardiniere. Da quando sono stato nominato parroco, ha regalato tantissime piante alla parrocchia: gran parte di quelle che stanno negli spazi davanti alla chiesa sono un suo dono ed io ho cercato sempre di averne una cura particolare, intuendo che sarebbero state memoria di lui, generoso anche nel nome.
Alcune settimane fa, dopo aver partecipato alla messa vespertina, è stato investito da un’auto. Nonostante la gravità dell’incidente e le difficoltà degli ospedali in questo periodo di pandemia, sembrava essersi ripreso. Poi ieri sera una crisi respiratoria nella casa di riabilitazione e di nuovo il Pronto Soccorso. Da stamani, alla 4, non ha più bisogno di una statua per guardare Maria e parlare con lei.

21 ottobre 2020